Pubblichiamo integralmente la dichiarazione di Armando Cirillo, responsabile del settore turismo del Partito Democratico, a riguardo del CODICE DEL TURISMO recentemente entrato in vigore.
“Il Ministro Brambilla ritiri il Codice del turismo, è un decreto legislativo insostenibile. Un provvedimento che, non rispettando né la delega parlamentare né le competenze delle Regioni, riduce i diritti dei turisti contemplate nel Codice del Consumo e crea confusione nel sistema delle imprese. Le politiche nazionali per il turismo vanno definite preventivamente con le Regioni e attraverso un confronto con le categorie economiche, i sindacati, le organizzazioni del turismo sociale e quelle dei consumatori. Oggi, invece, rischiamo una nuova stagione di conflittualità tra Stato e Regioni, prolungando la lunga attesa di politiche nazionali per il turismo. Il Partito Democratico chiederà conto del flop del Ministero del turismo che ha generato solo confusione non riuscendo nemmeno a promuovere il coordinamento tra le Regioni. Il PD intende avanzare proposte concrete ad iniziare dalla revisione della legge 135/2001 che va allineata al presente e al futuro del comparto turistico italiano. Intendiamo affrontare, inoltre, il tema della riforma dell’ENIT e quello della definizione di una normativa quadro sulle concessioni demaniali per le imprese che operano sul demanio marittimo. Il Partito Democratico ha insediato un tavolo di lavoro per avanzare proposte che portino alla definizione di un “ Piano strategico nazionale per il turismo”.
Non abbiamo l'abitudine di dare spazio ai partiti politici, ma in questo caso abbiamo ritenuto opportuno pubblicare la dichiarazione di Armando Cirillo del PD in quanto perfettamente in linea col pensiero della nostra Associazione. Al momento dell'entrata in vigore della recente norma introdotta dal Ministro M.V.Brambilla abbiamo evidenziato, punto per punto, le stesse negatività espresse - oggi - dal Partito Democratico che, ragionevolmente, ne chiede la revoca.
Una nuova norma deve ovviamente rispettare i punti fermi costituzionali, cosa che - nel caso del Codice del Turismo - non è stata tenuta in considerazione. E' totalmente mancato il confronto con le Regioni, con le categorie coinvolte, con le forze sociali e addirittura con i consumatori, gli stessi che avrebbero potuto beneficiare di un documento attualizzato e armonico e che, al contrario, si trovano oggi maggiormente esposti in quanto le tutele a loro vantaggio si sono ridotte.
La stessa cosa vale per le imprese turistiche che, seppure abituate a navigare con difficoltà tra i flutti di norme confuse e mai appropriate, mai si sono trovate di fronte a norme tanto prive di costrutto e tanto mal definite.
Ci auguriamo quindi che il Governo valuti con la massima attenzione una richiesta che non proviene solo dall'opposizione ma, soprattutto, dalle imprese e dai consumatori.