La tragica sorte toccata alla turista vercellese, morta a seguito dell’incidente che ha coinvolto un camion 4x4 in Namibia, sta sollevando parecchie discussioni sulla validità della formula di viaggio proposta da Avventure nel Mondo, organizzazione dedita all’elaborazione di itinerari turistici particolari in ogni parte del mondo. E li definisco particolari in quanto più attenti all’aspetto della scoperta di territori e genti piuttosto che la tradizionale vacanza improntata al relax e al divertimento.

Non esiste la vacanza giusta, in quanto ognuno è padrone di intenderla come vuole: quindici giorni in un villaggio turistico o una settimana in crociera non sono peggio o meglio di quindici giorni di trekking in Sudafrica o di un viaggio alla scoperta delle tribù Dogon. Sono solo modi diversi di intendere quella parentesi – breve – che si apre e si chiude inframezzando un anno di lavoro.

E neppure esiste l’organizzazione giusta alla quale affidare questo scampolo di tempo libero: un tour operator specializzato nel confezionare pacchetti turistici a Cuba o Ibiza non è peggiore o migliore di Avventure nel Mondo, specializzato in un turismo diverso: entrambi lo fanno per soldi, nessuno essendosi votato alla beneficenza a favore del viaggiatore.

Quindi, se un turista muore in un incidente non credo sia necessario aprire un tribunale mediatico per accusare o difendere ciò che può succedere ovunque, in autostrada o in Namibia, a Fregene o alle Seichelles.  Proprio per questo sono rimasto stupito nel leggere lo spot promozionale a favore di Avventure nel Mondo rappresentato dalla dichiarazione della Presidente di Fiavet, Cinzia Renzi, una difesa tanto preventiva quanto dubbia che giunge ben prima del risultato di un’auspicabile inchiesta e di una ricostruzione certa dell’accaduto.

Se un qualsiasi tour operator avesse dovuto contare incidenti di questo tipo in più occasioni, ascrivibili al proprio operato in quanto l’operatore è sempre responsabile di ciò che accade ai propri viaggiatori, sarebbe già stato crocifisso dal mondo intero, avventuroso o meno che fosse. Nessuno l’avrebbe difeso, né associazioni, né agenti di viaggio né, tanto meno, il mercato. Per questo mi infastidisce un commento che risulta utile e contestuale quanto un acaro nel letto.

Voglio però soffermarmi su un secondo commento proveniente dal co-fondatore di AnM, Paolo Nugari, che ha affermato, tra l’altro, che i viaggiatori che prediligono i viaggi della sua organizzazione “…hanno mediamente un livello di preparazione, anche culturale, più alto della media dei turisti…”. E mi ci soffermo per diversi motivi, primo tra tutti quello di voler prendere – a questo punto e a ragion veduta – le difese del resto del mondo e precisamente dei tanti tour operator che si vedono martirizzare dai clienti se il volo subisce un ritardo di poche ore, dei tanti agenti che ricevono raccomandate da avvocati per una zanzara in camera e, infine, dei clienti probabilmente meno acculturati e intelligenti (ignoranti e stupidi?) che, anziché AnM, scelgono altre organizzazioni.

Nessun operatore turistico italiano ha mai contato tante vittime – morti e feriti – nel corso degli anni quanti ne può contare Avventure nel Mondo. Cinzia Renzi parla di operatore di nicchia serio che organizza itinerari per gli amanti del viaggio, e prosegue citando standard di sicurezza elevati, tali da non mettere a rischio la sicurezza delle persone. Forse la Presidente di Fiavet ha dato maggior peso alla scheda e alla quota d’iscrizione di AnM piuttosto che al palmares di incidenti che ne costellano la storia, e questa non è certo l’obiettività che ci si aspetterebbe da chi dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – valutare sempre e solo la sicurezza dei viaggiatori. Ma, purtroppo, quando si ha fame anche le radici sono buone.

Sulla cultura “elevata” dei partecipanti ai viaggi di Avventure nel Mondo, mi permetto inoltre di non essere propriamente d'accordo: il solo fatto che le liste dei partecipanti ai vari tour autogestiti veda la presenza di medici, architetti, avvocati o insegnanti, non colloca AnM nel panorama degli esponenti culturali del turismo intelligente, in quanto le medesime categorie sono ben presenti a bordo di una nave da crociera impegnati in un corso di salsa, in un centro benessere a farsi massaggiare le piante dei piedi, sul palco di un villaggio a cantare e ballare o a spasso per le tante città d’arte ad ammirare un palazzo o il menù di un ristorante. E’ gente che viaggia, che si diverte, si rilassa, si appassiona e vive. E non muore, cosa molto importante. Scoprire nuove culture è certamente importante, come ammirare scenari inconsueti è appagante, ma anche ridere, giocare, dormire a bordo piscina o oziare non è male, soprattutto quando il tutto si riduce ad una questione di esigenza e non di intelligenza.

Se Avventure nel Mondo ha piacere – e interesse, sicuramente – a proporre una forma di turismo estremo e - parere personale - di ben poco senso pur mettendo a rischio l’incolumità dei partecipanti, faccia pure, ma non infiori una tragedia di idiozie perché queste possono essere fastidiose e ingiuriose per tutti, vittime incluse. E se gli appassionati di questo tipo di viaggio vogliono insistere lo facciano, ma non si pongano su gradini diversi da quelli del resto del mondo: di Tafazzi con bottiglia in plastica ne è bastato uno, soprattutto perché l’originale era divertente ma in quanto è accaduto non c’è proprio nulla di che essere allegri.

Fulvio AVATANEO