travelinsuranceimgoofed-300x130Mancano ormai meno di sei settimane al fatidico 30 giugno 2016, data in cui entrerà in applicazione quanto previsto dalla Legge 115/2015, legge che in un sol colpo azzera il Fondo Nazionale di Garanzia e carica sulle spalle di agenti di viaggio e tour operator il peso di garantire al consumatore il rimborso di quanto pagato in caso di insolvenza o fallimento del venditore o dell’organizzatore, nonché il suo rientro immediato in Italia in caso di necessità.

Mancano meno di sei settimane e, dopo mesi trascorsi nella più totale inattività confidando nell’ennesima proroga “all’italiana”, tutti gli interessati hanno iniziato ad agitarsi come fossero stati punti dalle api, consapevoli di aver atteso troppo e di essere fortemente impreparati di fronte ad una realtà sgradevole ma inevitabile.

E’ vero che la Legge è stata scritta con i piedi senza considerare le reali possibilità di rispettarla: inattuabile la soluzione della fidejussione bancaria, pressoché inesistenti in Italia gli adeguati strumenti assicurativi e, infine, nessun Decreto Attuativo a definizione delle linee guida. Lo Stato, in questo caso, ha realmente scaricato il barile sulle spalle degli imprenditori con un “arrangiatevi” dai rari precedenti.

Questo, però, non giustifica la sonnolenza di tanti: è una legge, e come tale va rispettata. Lo sappiamo oggi che la chiamata è prossima, ma lo sapevamo anche ieri, quando si sarebbero potute studiare misure comuni a tutela dell’intero settore. Invece, come al solito, tante teste e tante idee, alcune davvero poco attinenti.

L’ASTOI lancia un proprio Fondo privato al quale avranno accesso (vincolante) solo alcuni operatori; questi verseranno 1 o 2 euro a passeggero, a seconda della destinazione, e secondo i calcoli riuscirà a rendere capiente il fondo in pochi anni, tre o quattro al massimo. E qui sorge la prima domanda: nei primi tre o quattro anni, cosa succederà se uno dei T.O. aderenti al fondo dovesse fallire? Cosa faranno i consumatori? Che immagine si darà (nuovamente) dell’organizzazione turistica italiana?

La FIAVET lancia un altro Fondo (a ognuno il suo…), anche questo privato ma accessibile a tutte le 1.200 (ma dove sono?) agenzie aderenti. Con un versamento iniziale compreso tra i 100 e i 600 euro, aggiunto al pagamento di una percentuale su ogni vendita (pare nella misura di 0,60% sul suo valore...) si conta di costituire un fondo del peso di 600.000 euro, l’equivalente (medio) di circa 250/260 pacchetti turistici per due persone. Più che un fondo pare un fondello, o meglio una presa per il fondello di quei consumatori che dovessero mai incappare in un’agenzia in difficoltà costretta a chiudere con i loro soldi ormai volatilizzati.

Qualcuno potrà obiettare che i fallimenti sono pochi, o pochissimi: vero, ma le chiusure sono molte di più, e sono chiusure per “insolvenza”, perché terminano i denari e non si riescono più a pagare i debiti. Il legislatore, nel concepire gli articoli della legge a tutela dei viaggiatori, ha usato il termine “insolvenza” per indicare quello stato di difficoltà (anche solo momentanea…) in grado di influire sulla possibilità di fornire al cliente i servizi acquistati. E questo senza obbligatoriamente ipotizzare il “fallimento” dell’agenzia. Non per nulla la legge recita “… nei casi di insolvenza o fallimento…”. “O” non è certo uguale a “e”…

Restano le soluzioni assicurative, le più costose ma anche le uniche in grado di assolvere agli obblighi richiesti. L’AIAV, insieme ad un’altra Associazione di AdV, ha dato mandato, in tempi lontani, ad uno dei più importanti broker assicurativi del settore affinché scandagliasse il mercato assicurativo estero per reperire un prodotto adeguato. Missione compiuta con successo, visto che il broker è in possesso, oggi, di una polizza adatta a soddisfare le necessità. Costa cara? Si, direi di si, ma siccome è “la soluzione”, piuttosto che contrastarla tenterei di contrastarne gli effetti dannosi per l’economia delle agenzie…

Subirla passivamente quale puro costo risulta molto difficile, ma siccome le condizioni di polizza prevedono la possibilità di un pagamento dilazionato nel corso dell’anno, può essere sufficiente applicare una fee minima ad ogni passeggero per recuperare (ampiamente e anticipatamente) il costo della polizza: per essere precisi, una fee inferiore ai 10 euro/pax risolve la questione.    

So bene quanto gli agenti di viaggio italiani siano restii a farsi pagare dal cliente, ma è una realtà che prima o poi andrà affrontata: come il T.O. paga le commissioni per l’intermediazione del suo prodotto, anche il cliente è giusto paghi per il servizio che riceve, qualunque esso sia. E questo risponde correttamente al fatto che gli agenti di viaggio siano sottoposti alla pressione di due diversi obblighi, quello contratto col consumatore e quello contratto con l’organizzatore, due obblighi diversi e distinti che devono chiaramente essere retribuiti dalle due diverse e distinte parti.

Mancano meno di sei settimane, ed è necessario correre, ma agenti di viaggio e tour operator devono imparare a correre meno e ragionare di più, prima e insieme. Non costa nulla e rende molto…

Fabio GALLO