Non passa giorno senza che il muro del pianto eretto su Facebook raccolga le doglianze di qualche AdV che, messo in difficoltà dalla crisi che anche quest’anno ha fatto registrare una media del – 30% sui fatturati della distribuzione, decide di abbandonare il proprio network per le fee troppo elevate rispetto ai vantaggi procurati. Ma qui cominciano i guai…

L’adesione ad un network può costare dai mille ai tre/quattromila euro all’anno, somme che si "abbattono" via via che l’agenzia riesce a procurarsi vantaggi di carattere economico operando con i fornitori o utilizzando gli strumenti che diverse reti mettono a disposizione.  Sarebbe quindi sempre opportuno valutare – prima dell’adesione – se i vantaggi sono in grado di coprire i costi.

Fatto ciò, è bene leggere con attenzione il contratto che il network propone: durata, operatività, termini di preavviso per l’eventuale recesso, penali per inadempienza sono le condizioni che, spesso, generano contestazioni e liti che si potrebbero ben evitare qualora le condizioni fossero allineate ai tempi che corrono (attuali) e gli agenti leggessero con attenzione quanto sottoscrivono. Ma, purtroppo, non sempre questo avviene.

Quindi succede che l’agenzia si renda conto di aver prodotto ben poco con i partner legati al network, di non aver maturato over e comunque frutti capaci di “abbattere” adeguatamente i costi annuali e, quindi, decida di lasciare la rete. Convinta di poterlo fare in totale comodità quando così non è.

I contratti stabiliscono piuttosto chiaramente i termini per il recesso, spesso chiedendo di comunicare l’intenzione entro una precisa data pena l’obbligo di attendere un intero anno prima di potersene andare, ovviamente pagando la prevista quota annuale. Questa prassi è motivata dall’esigenza di poter affrontare l’anno commerciale sapendo di poter contare su una ben definita “potenza di fuoco”, unico elemento capace di pesare sulle condizioni che la rete andrà a concordare con i fornitori.

Fino a poco tempo fa le contestazioni in proposito andavano a finire a “tarallucci e vino”, ma negli ultimi mesi i network hanno stretto parecchio le maglie, giungendo ad agire legalmente contro le agenzie irrispettose dei termini contrattuali, da una parte pressate dagli obblighi economici e, dall’altra, decisi a mettere un punto fermo al caos nel quale molti agenti di viaggio paiono trovarsi a discreto agio.

Di qui le lamentele di molti agenti minacciati a suon di decreti ingiuntivi e, come spesso accade, accalcati dietro la nostra porta a chiedere come potersi difendere dall’ingiustizia… A loro possiamo solo dire che non c’è difesa contro ciò che si è volontariamente accettato, ma solo l’obbligo di rispettarlo. Magari sforzandosi di andare nella direzione indicata dal proprio network e solitamente finalizzata all’ottenimento di un vantaggio comune.

A chi invece desidera entrare in un network, non possiamo che ricordare che questa decisione può comportare vantaggi ma anche – e soprattutto – obblighi contrattuali che devono essere compresi e rispettati.

Infine ai network… Non è con i decreti ingiuntivi che si risolvono le inevitabili tensioni e difficoltà che si manifestano nei momenti di crisi: in questi momenti è necessaria una maggior coesione con le proprie agenzie al fine di far loro superare gli ostacoli, non appesantirle con ulteriori gravami. L’obiettivo della partnership con le agenzie non può essere solo l’incasso delle fee ma, piuttosto, il raggiungimento degli obiettivi comuni sui T.O.. E se per un anno non si incassa dalle agenzie… Non si muore. O si?