libertàI network indipendenti scompaiono. “E’ il mercato, baby” scrive Roberto Gentile, acuto e ipercritico osservatore dello scenario turistico guardando la realtà delle reti distributive italiane: 36 erano i network indipendenti nel 2013, solo più 22 nel 2015 e oggi, dopo soli sei mesi, ne sono rimasti 14.

Come mai? Perché è dimostrato che le reti non governano le agenzie, e pertanto possono far soldi solo puntando su nuove affiliazioni oppure vendendo le reti a gruppi di maggior peso. Ed è in questo modo che si è creato un panorama dominato da 5 network che, da soli, contano circa 5.500 agenzie, 5 network che, in pochissimo tempo, hanno fagocitato tanti gruppi indipendenti probabilmente arrivati a fine corsa.

Roberto Gentile chiude il suo bell’articolo pubblicato da TTG (leggi TTG) ipotizzando due sole opzioni per i 14 network indipendenti: una “strenua” difesa della nicchia o la confluenza in uno dei Big Five. “E’ il mercato, baby”.

Io, però, di ipotesi possibili ne leggo qualcuna in più, forse perché sono illuso o forse perché credo nelle differenze… Spiego: a comprarsi i Big Five sono stati, principalmente, i colossi dell’operating (Alpitour, Costa Crociere, MSC…), aziende che dopo aver sborsato un sacco di soldi dovrebbero perlomeno essere contente degli acquisti. Eppure posso assicurare che alcuni di loro tirerebbero volentieri una riga sopra le reti, anche sulle loro, in quanto considerate un inutile appesantimento dei costi privo di reali benefici.

Le agenzie non sono controllabili, e quindi vendono chi vogliono e come vogliono non badando certo agli interessi del padrone quanto ai loro; il padrone, però, se vuole un riscontro, deve allargare alla grande i cordoni della borsa (commissioni) e quindi pagar molto bene lo stesso agente che poi, magari, si scopre essere più propenso a vendere la concorrenza.

Ma tornando ai 14 network indipendenti (Freenet Network, Giramondo, Star Travel by Valtur, Le Marmotte, Atlassib, Viaggiatori e…, ItalicaInTour-We Mondo, Frigerio, CTS, Civaturs, Be Travel, Sardinia Collection, Ocean Viaggi e Melagodo, elencati in quest’ordine da Roberto Gentile e accreditati i primi di un centinaio di punti vendita, e meno di dieci gli altri), chi dice che in questa loro resistenza non vi sia semplicemente la voglia di mantenersi – appunto – indipendenti?

L’indipendenza non è una brutta cosa, molti Paesi hanno combattuto per ottenerla, molte persone sono morte per non perderla. L’indipendenza è sinonimo di libertà, valori fortissimi per chiunque sappia di cosa si parla. Questo non è certo il caso del mercato turistico (i valori sono espressi solo e sempre in euro o dollari, questi ultimi sempre con adeguamento…) ma anche tra gli agenti di viaggio si trovano ancora esemplari (rari...) che preferiscono restar liberi di fare le loro scelte anziché piegarsi alla teoria del “più siamo, meglio stiamo”.

In fin dei conti, gli agenti di viaggio aderenti (ad esempio) a Geo o a Welcome, hanno ricevuto qualche soldo dal fatto che le reti siano state cedute ad Alpitour e Costa? No. E lo stesso vale per tutti gli agenti “passati di mano” per un motivo o per un altro: il loro parere non è stato chiesto, né considerato, ed il passaggio non ha procurato loro maggior ricchezza. Quindi? Forse avranno qualche punto in più di commissione, forse avranno qualche offerta esclusiva rispetto ad altri, ma nulla di più.

Se le reti passano di mano è perché chi le gestisce può guadagnar bene dalla cessione o perché non ha più i soldi per mandarla avanti. L’aggregazione, quindi, non è sempre segno di vittoria, ma spesso di sconfitta.

Auguri a chi resta ancorato alla propria indipendenza (finché ce la fa…), e auguri a chi invece l’ha persa: siccome le migliaia di chiusure degli ultimi anni hanno fatto “vittime” tra indipendenti e non, credo che l’augurio sia la cosa più giusta per tutti.

Guido Cinello