fallimenti-300x166Nel corso di queste prime due settimane di settembre, a Torino, sono fallite tre aziende piuttosto importanti, dai fatturati piuttosto importanti, dalla storia piuttosto importante e dal numero degli (ex) occupati piuttosto importante.

Il fatto di essere “piuttosto importanti” non le ha salvate dal fallimento, giunto dopo un percorso travagliato a mettere la parola fine ad una rincorsa ai debiti, alle banche, alle promesse di pagamento fatte ai fornitori e a quelle di fornitura ai clienti. Si, perché ormai da tempo queste aziende avevano difficoltà a consegnare i prodotti già venduti alla distribuzione a causa della mancanza delle materie prime, che giungevano col contagocce (quando giungevano…), a causa dei continui rimandi dei pagamenti ai fornitori.

Non erano aziende del nostro settore, altrimenti i giornali l’avrebbero riportato se non in prima in seconda pagina, perché un’agenzia che fallisce lasciando a piedi una cinquantina di passeggeri fa decisamente più notizia di un’azienda che lascia a casa una cinquantina di dipendenti (che non percepivano stipendi da mesi), che lascia debiti per diversi milioni di euro sia ai fornitori che ai clienti, che lascia realmente una ferita nel tessuto imprenditoriale cittadino.

Nessuna di quelle aziende era tenuta a garantire la propria situazione o – addirittura – a rassicurare i clienti che, qualora fossero fallite o non avessero più avuto quattrini per continuare l’attività, questi non avrebbero subito danni in quanto un’assicurazione li avrebbe rimborsati di quanto speso.

Queste tre aziende, insieme, lasciano oltre 120 dipendenti senza un lavoro e senza uno stipendio. Centoventi famiglie che, nel momento in cui le spese familiari si fanno più impegnative (scadenze con le imposte, riscaldamento, spese scolastiche…) e le feste natalizie non sono poi molto lontane, restano senza soldi e con poche prospettive di lavoro.

Quest’estate turisticoagenzialitaliana è stata segnata da tre agenzie (quelle che hanno fatto notizia…) che hanno cessato l’attività in malo modo, non pagando i T.O. e di conseguenza non facendo partire i clienti. Titoli sui giornali, pagine su Facebook zeppe di insulti e minacce (anche molto pesanti…) all’indirizzo degli agenti disonesti, giornalisti a caccia di notizie anche nei nostri uffici… Eppure i danni, mettendoli tutti insieme, arriveranno ai cinquecentomila euro (forse), mentre per le tre aziende che citavo si parla di venticinque milioni di euro in totale!

E per quanto riguarda l’occupazione? Pressoché zero, nessuna incidenza sul futuro di altri poveri disgraziati. E i fornitori? Poco o nulla anche in quel caso, perché le agenzie di viaggio non sono certo aziende capaci di lasciare debiti milionari. Al massimo qualche canone d’affitto, qualche bolletta, qualche RiBa del fornitore di carta da fotocopie. Sciocchezze, insomma.

Oggi le agenzie di viaggio iniziano a mettersi in regola con polizze assicurative o Fondi di Garanzia privati ben sapendo che, per loro, i controlli ci saranno, eccome se ci saranno, perché è facilissimo “puntare” le micro imprese sottoposte ad obblighi assurdi piuttosto che le aziende di altri settori (ben più rischiosi del nostro) che nulla hanno da fare se non lavorare, finché riescono.

Non capisco ma mi adeguo. Per forza. Poi, stasera, troverò l’amico che, come al solito, mi dirà…”Beato te, che col lavoro che fai giri il mondo, conosci un sacco di donne, bevi rum sulle spiagge tropicali e non fai un cacchio…”. 

(Fabio Gallo)