Se Atene piange, Sparta non ride...

“Il management operativo (di Alitalia ndr) ha sbagliato moltissimo, anche con una certa dose di arroganza ma questo non vuol dire che ci sia la possibilità di tornare ad un management pubblico che non mi pare abbia fatto meglio nel corso degli anni”.

Parole di Carlo Calenda che non le manda di certo a dire. Sono parole dure, che stigmatizzano senza possibilità di equivoco l’inappellabile giudizio sulla gestione manageriale che anziché ridurre le perdite, le ha amplificate, nascondendosi però fino all’ultimo dietro comunicati tranquillizzanti.

Il ministro, però, arriva tardi. Noi lo sapevamo ciò che accadeva in Alitalia, bastava chiedercelo, solo che nessuno ci interpella mai, alla faccia dell’arroganza.

Quello che invece non sapevamo, e che nessuno immaginava, era che la maggioranza dei dipendenti Alitalia avrebbe preferito far girare il tamburo della rivoltella come Robert de Niro ne “Il Cacciatore” confidando, ancora una volta, nella cosiddetta nazionalizzazione, ovvero nel salvataggio del Titanic del trasporto aereo da parte dello stato. Ma questa volta pare abbiano fatto male i loro conti, perché il governo non si è fatto assolutamente intimorire dalla valanga di no da cui è stato sommerso, anzi... A parte l’esternazione di vaghi sentimenti di delusione, pare proprio che non veda l’ora di sbarazzarsi di baracca e burattini.

Tramontate le ipotesi di cessione a Ryanair o Easyjet auspicata dall’A.D. Kramer Ball appena nello scorso dicembre, al momento si cercano compratori, penultima ipotesi prima della deadline del fallimento: giacché nessuno ha più la faccia di presentarsi da Air France/Klm, si spera in un interesse da parte di Lufthansa (come dire, dalla padella nella brace) la quale ha appena concluso una sanguinosa vertenza durata più di un anno con i propri piloti. Anche se gliela dovessimo regalare, la brillante compagnia teutonica avrà l’entusiasmo di impicciarsi sindacalmente pure con il nostro personale navigante? C’è chi ci crede. Del resto siamo un Paese di creduloni.

Comunque sia, l’attuale interesse del governo è quello di arrivare ad un commissariamento sotto l’egida della legge Marzano del 2003 per garantire principalmente i consumatori che hanno già acquistato i biglietti.

Nessuno però parla dei T.O. che hanno già versato ingenti somme al vettore per garantirsi la programmazione estiva sulla quale, specie le piccole imprese, basano tutto il loro business. Men che meno si fa menzione delle agenzie di viaggio IATA che hanno rivenduto gruppi e organizzato servizi, assemblato viaggi di nozze e programmato gite scolastiche. Che ne sarà delle somme versate in deposito? Che ne sarà dei biglietti acquistati vuoto/pieno, degli interventi commerciali promessi, delle spettanze di chi attende rimborsi, pagamenti, restituzioni?

La domanda è ovviamente retorica, giacché chi opera in questo comparto conosce già la risposta.

Insomma, se Atene piange, Sparta non ride.

Dario Nicola Scuto