^058B85C2CF005645FF8BD0F7C7AD5DF285834C6DC545FAF52A^pimgpsh_thumbnail_win_distrGli agenti di viaggio sono in crisi. Una crisi di carattere economico, professionale, mentale, una crisi che colpisce ancora più forte quando alle difficoltà di un Paese si sommano quelle che colpiscono specificamente un settore, e ancora di più un comparto: quello degli agenti di viaggio.

Il 2015 ha regalato qualche timido, timidissimo segnale di voler arrestare la vertiginosa discesa iniziata nel 2008, tanto che alcuni agenti già ipotizzavano di festeggiare un discreto Natale. Poi Parigi, poi Bruxelles, poi Bamako, il Libano, il Sinai, nuovamente la Tunisia. I lutti. E la paura. Tutto si ferma nuovamente, le agenzie si vuotano più rapidamente dello schioccare di due dita, i clienti chiedono la restituzione di quanto anticipato per un week end, per una settimana di divertimento, per il viaggio di nozze tanto sognato. E tutto torna a generare crisi.

E' di ieri la notizia di un gruppo di agenzie di viaggio del bresciano che, spinte dalle difficoltà, pare abbiano scritto alle Istituzioni chiedendo venga loro riconosciuto uno "stato di crisi" essendo in discussione la sopravvivenza delle agenzie stesse. E' chiaro che il Governo ha l'obbligo di sostenere le aziende, di favorire le iniziative commerciali e di consentire lo sviluppo dell'imprenditoria di ogni "taglia" e genere purché lecita, ma... In Italia abbiamo (sono nostri connazionali) 1.470.000 famiglie in condizioni di povertà assoluta, e altre 2.650.000 versano in uno stato di povertà relativa (impossibilitate a fruire di beni e servizi compatibili col livello di vita medio del Paese...). Vuol dire che circa 11.000.000 di persone non hanno la garanzia del cibo, delle scarpe, del riscaldamento, della casa. 

Il nostro comparto conta circa 8.000 agenzie di viaggio e poche centinaia di T.O. (tra "grandi" e "micro"), con un'occupazione che tocca a fatica le 30.000 unità. E' considerato - bancariamente parlando - "settore ad alto rischio". Nell'immaginario collettivo siamo "quelli che fanno spendere i soldi all'estero" e persino il nostro Ministro del Turismo ci sostituirebbe allegramente con un PC collegato alle OLTA... 

Inoltre (non dimentichiamolo...) il nostro Governo (senza scusare minimamente sprechi e ruberie...) è alle prese con i problemi del lavoro, della casa, della sanità, delle infrastrutture disastrate, della sicurezza: vogliamo davvero credere che possa accettare di considerare uno "stato di crisi" della categoria spesso considerata quale pietra di paragone con i migliori vantaggi del web?

Agli inizi di ottobre la nostra Associazione ha scritto all'ABI, all'Associazione delle Banche Popolari, all'ANIA e ai Ministeri competenti per segnalare le difficoltà della categoria (già duramente provata) a fronte delle prossime incombenze legate alla modifica dell'art. 50 del Codice del Turismo, che prevede l'attivazione di garanzie (reali) degli agenti a favore dei consumatori: risposte ZERO.

Certo, di Parigi si parlava solo in previsione del Capodanno, e Bruxelles nemmeno la si pensava. E l'ISIS era molto più lontano di quanto non lo sia oggi. Pertanto siamo pronti a richiedere nuovamente aiuto partendo, però, da altre basi: inutile chiedere uno "stato di crisi" che non ci verrà mai riconosciuto (saremmo paragonati ai gioiellieri che si lamentano perché il maggior costo dell'oro fa vendere meno anelli e bracciali, o agli stilisti che - colpa la crisi economica russa - vendono meno pret-a-porter...). Ciò che vogliamo è che alla nostra categoria venga riconosciuto un ruolo che non può essere condiviso con le attività dei tantissimi abusivi che ci tolgono lavoro, vogliamo che alle nostre licenze vengano attribuite le stesse opportunità concesse ad altri operatori economici, vogliamo che le troppe - e differenti - normative che ci rendono impossibile lavorare "alla pari" siano armonizzate, vogliamo strumenti che aiutino l'accesso al micro e piccolo credito e altri che ci permettano di operare sui nostri territori in appoggio al settore Pubblico, valorizzando le nostre competenze e sostenendo le nostre attività.

Credo nessun agente di viaggio, nessun imprenditore, possa accettare l'assistenzialismo quando, a mancare, è prima di tutto ciò che è dovuto: il Governo deve garantire la legalità che consenta alle agenzie di riacquisire mercato, deve assicurare norme uguali per tutti e facili da rispettare, deve tagliare sui costi dello Stato che tanto pesano sulle nostre spalle, deve tassativamente fare si che tutti gli obblighi del turismo non ricadano - sempre e comunque - sulle solite spalle, quelle degli agenti di viaggio e dei tour operator.  

Non assistenzialismo, non elemosine, ma solo dignità, ruolo e opportunità. Questo possiamo - e dobbiamo - chiedere. Solo questo.

Fabio Gallo