Grillo 317“...mi dite quanto sono ODIOSI e IDIOTI i clienti che vengono a versare le quote LISTA NOZZE e fanno la domanda:" SECONDO TE QUANTO DEVO METTERE...??"...ma io che cazzo ne so quanto devi mette...???”

L’autore di questo brillante ed educativo post piazzato su Facebook poco più di quattro ore fa si chiama Marco Meacci, è un agente di viaggi (o così pare…) ed è l’evidenza più sfacciata del degrado della categoria, se così – poi – la possiamo chiamare.

Continuiamo a chiederci per quale motivo i viaggiatori si allontanano sempre di più dalle agenzie di viaggio, e per rispondere al quesito organizziamo incontri, tavole rotonde e pubblici dibattiti quando sarebbe sufficiente leggere tra i tanti post e commenti dei social network per capire tutto senza grandi perdite di tempo. Esattamente come fanno tanti consumatori che poi si passano le informazioni sui medesimi canali.

Il dare degli "odiosi e idioti" ai clienti che ancora portano denaro necessario a pagare le spese e mangiare, è forse la punta dell’iceberg della pochezza di una parte della distribuzione italiana, ma sotto la vetta c’è una montagna di ignoranza ormai inscalfibile e pronta a devastare totalmente l’intero comparto agenziale.

Sempre più spesso la nostra categoria viene messa in discussione dai clienti, dai tour operator, dai fornitori di ogni tipologia di servizio, e sempre per lo stesso motivo: l’ignoranza. Nessuno si aspetta che dietro la scrivania di ogni agenzia si celi un genio, ma la conoscenza del prodotto, dei fornitori, delle regole e soprattutto della cortesia, beh… E’ il minimo.

Invece, unendo i mille e mille puntini delle domande che si rincorrono tra i vari gruppi, si forma l’immagine di un agente spesso disinformato sui fornitori, incapace di collegarli ai prodotti, lontanissimo dalla conoscenza delle caratteristiche di entrambi: cosa potrà proporre, ad un cliente, un agente di questa caratura?

Non parliamo poi della capacità di interagire col viaggiatore nel momento della difficoltà: la questione dei ripetuti sconsigli egiziani, l’introduzione dell’obbligo dell’accettazione del pagamento elettronico, le modifiche ai documenti per l’espatrio hanno fatto si che buona parte degli agenti rincorresse le informazioni più semplici non sui siti delle Istituzioni, ma su Facebook, dove a dar suggerimenti e a riceverli c’erano spesso agenti uno più disinformato dell’altro.

Una categoria appiccicata insieme con la saliva, impossibilitata a far “tenuta” sui grandi temi che la coinvolgono e incapace di elaborare soluzioni condivisibili in grado di soddisfare tanto gli agenti quanto le altre parti del mercato coinvolte. Però – e questo va riconosciuto – gli agenti di viaggio sanno lagnarsi più e meglio di qualunque altro lavoratore: dal minatore del Sulcis al pastore della Sila, nessuno tiene il passo con l’agente di viaggio quando se la prende col Governo, con gli albergatori, con Ryanair, con le banche, con la RAI e persino con quei T.O. che non mandano più i gadget o che sono scarsi in quanto a educational.  Non che abbiano tutti i torti (Governo, banche e RAI se le tirano…), ma la reazione si limita al pianto o al “piccipiccipicci” su Facebook, incolmabile cassonetto destinato a raccogliere di tutto senza mai fare nessuna differenza.

Entro pochi anni la quota delle agenzie si assottiglierà drasticamente, ben più di come si sia ridotta nel corso dell’ultimo triennio; non è detto rimangano solo i più preparati, perché anche il portafoglio e la fortuna aiutano, ma è sicuro che chi rimarrà dovrà far ben altro che lagnarsi per sopravvivere.