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Nel bene o nel male, purché se ne parli. Mettiamola come vogliamo ma questa sembra essere la citazione preferita di Michael O’Leary, patron di Ryanair e piccolo Cesare dell’aviazione civile che, dall'alto del suo impero alato, dimostra di volersi fare i fatti suoi a dispetto di chiunque la pensi diversamente.

Che la compagnia aerea irlandese fosse un pochino a corto di piloti e personale di bordo era cosa risaputa: quando si paga un pilota più o meno come un impiegato statale (anzi… sicuramente meno) è pacifico che davanti a un’offerta anche di poco migliorativa qualsiasi pilota prende la valigia e cambia subito divisa. Inoltre anche i rimanenti in forza devono fare le ferie come tutti, e facendo uno più uno ecco che viene fuori il patatrac.

Ora si scatenano tutte le iniziative di facciata utili a dimostrare che “chi deve fare fa”: lettere all'ENAC, alle Regioni, richiami alla prossima Direttiva UE (che non c’entra un tubo…), comunicati congiunti e ceri ai Santi. Eppure, se Ryanair oggi si prende il lusso di cancellare i voli di quasi quattrocentomila passeggeri è perché, in fin dei conti, lo può fare.

Lo può fare in barba all'ENAC che, in questo caso, non ha alcun titolo per sindacare sul suo operato che nulla ha a che vedere con la regolarità delle licenze e con la sua solidità economica e patrimoniale; lo può fare in barba all’UE che “impicca” gli agenti di viaggio e i tour operator per dare maggiori tutele a quegli stessi consumatori che poi dimentica quando si tratta di proteggerli dalle compagnie aeree; lo può fare in barba alle Regioni italiane che, comunque, continueranno a finanziarlo purché faccia poggiare le ruote dei suoi aerei sui loro aeroporti, anche quando perfettamente inutili.

E non dimentichiamoci che l’ENAC, nel corso degli anni, ha trattato questioni parecchio spinose (una per tutte la Wind Jet…) lasciando che i passeggeri andassero tranquillamente “a bagno” senza batter ciglio. Capirai se riuscirebbe a far meglio con Ryanair che è – quella sì – una compagnia aerea vera…

Purtroppo, il problema sta proprio nascosto in quelle Leggi europee che hanno snaturato il valore del “contratto”, di quel rapporto tra due parti che deve (o dovrebbe…) essere paritetico in termini di diritti e doveri ma che, nel caso dei vettori, precipita sempre e comunque laddove non batte il sole al consumatore.

Perché se io viaggiatore acquisto un biglietto della tua compagnia, e poi lo cancello, vengo penalizzato al 100% - tasse incluse, assicurazioni incluse, gratta e vinci incluso – e se a cancellare sei tu hai il solo obbligo di restituirmi il denaro senza accollarti il danno che la tua decisione mi procura? Perché a te basta un “clic” per intascarti i miei soldi, e io per farmi le mie ragioni devo sottomettermi ad un’azione civile che durerà e (mi) costerà tanto?

Se l’Unione Europea non si deciderà a riassegnare il giusto valore al contratto di trasporto, avremo sempre uno sbilanciamento fortissimo tra la compagnia e il viaggiatore, e non saranno certo le lettere di guru e santoni a far loro compiere “un passo indietro”. Intanto, il passo indietro dovranno farlo quasi 400.000 passeggeri costretti a cambiar volo o ad acquistarne uno con altra compagnia, magari a costi superiori. E per i danni? Si possono ottenere, certo, ma con pazienza e impegno degli avvocati, come sempre.

Nel frattempo possiamo leggere i comunicati congiunti e indignarci. È la cosa che ci riesce meglio.

Il Grillo S.. parlante

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