In altri anni, che oggi ci paiono lontanissimi, questi erano i giorni dell’esodo, delle città che si vuotavano e delle spiagge che si riempivano, dei negozi sbarrati e dei pochi anziani rimasti che se ne lamentavano. Erano gli anni in cui i lavoratori del turismo – tutti – faticavano col sorriso stampato sulle labbra, e il rapporto operatore-cliente era pressoché idilliaco.

C’era una volta, ma ora non c’è più. Oggi le strade sono affollate quasi come sempre, i negozi si affannano con i saldi estivi iniziati a maggio e non ancora “nel pieno”, i pensionati fanno la coda alle poste insieme a massaie e cercatori di lavoro, il tutto mentre sulle spiagge italiane si trovano, anche nei week end, sedie a sdraio e ombrelloni liberi.

E i lavoratori del turismo? Tutti nevrotici, tutti capaci di passare dall’ira profonda alla depressione totale in pochi attimi a causa di un mercato pazzo che non rispetta più nulla, regole e persone per prime. Le colpe di tutto ciò arrivano da lontano, partite da una genìa di tour operator dall’ego smisurato e passate attraverso una categoria impreparata, un’informatica sempre più presente anche se zoppicante, un’innovazione prepotente ed una crisi impietosa. Come si fa a non essere nevrotici?

Ieri ho ricevuto una mail con la quale mi si chiedeva se ero interessato ad acquistare un’agenzia di viaggio… Mi ha fatto tenerezza. Ho pensato al misterioso mittente e mi sono ritrovato a chiedermi quanta ingenuità e purezza può ancora nascondersi nell’animo umano: “…dopo averci lavorato magari per anni ed averci messo dentro passione, sacrificio e sentimento, oggi vorrei vendere la mia agenzia. La compri tu?

No, caro e sconosciuto amico, non la compero la tua agenzia di viaggio. Non la compero perché non voglio confrontarmi con colleghi che sono tali solo per via delle scemenze che si scambiano su Facebook ma che, all’atto pratico, sono lontanissimi l’uno dall’altro tanto da essere nove o diecimila esseri soli e pieni di problemi.

Non la compero perché non voglio più prendere ordini da tour operator e compagnie di trasporto che – ben più povere di me – pretendono i soldi dei clienti per diritto divino e non certo a dimostrazione della loro capacità e serietà. E, in più, anche se pezzenti più di me, si arrogano il diritto di diffidare di ogni agente di viaggio dimostrando di vedere solo la gobba di chi li precede ma non la propria.

Non la compero perché non ho piacere di misurare la mia ignoranza – che credevo fosse vasta – con quella di molti clienti, che risulta essere smisurata!  Nostro Signore creò l’uomo e, con un soffio, gli donò la vita. Poi arrivarono i gestori telefonici e gli donarono (con un piano commerciale a 15 anni) un tablet col quale misurare ogni cosa e migliorare la propria vita. Oggi il cliente medio parte dalla provincia di Vercelli per andare a fare il pieno di benzina a Cantù, e va a comperare frutta e verdura a Ivrea. Gli abiti? Nulla di meglio che l’outlet di Fidenza, così come per le vacanze nessuno è più conveniente di Rumba.com, Yuppi Yuppi.it o Expera.mai… Lo dice il tablet!

E così consumiamo questo agosto tra agenti di viaggio disillusi, operatori sull’orlo di una crisi di nervi, compagnie aeree che sognano passeggeri nudi per un minor consumo di carburante e clienti tecnologicizzati a passeggio tra le agenzie, alla ricerca della vacanza che non c’è…. Quella gratuita!