Da buon ultimo sono riuscito a visitare la BIT solo ieri, domenica, giorno in cui la Fiera del Turismo accoglie tradizionalmente le famiglie dedite alla raccolta della carta, alla ricerca dei gadget e alle domande impossibili. Ma di questo ne parlerò in una prossima occasione. Oggi voglio parlare proprio del salone, degli stand, dei padiglioni. E di quanto anche uno… Smaliziato, come me, possa scandalizzarsi!

Innanzitutto partiamo dal Padiglione 6 – Tourism Collection –, quello che raccoglie il gotha dell’operating italiano, e cominciamo a dire che i casi sono due: o la BIT è veramente finita (intendo come valore di fiera espositiva) o la crisi economica ha fatto ben più danni di quelli che ci si immagina. Comunque…

Il Festival della Vanità di questa edizione va, come ormai di consueto, alla MSC: stand di dimensioni pari allo stadio di San Siro, bar da Galleria Vittorio Emanuele con annessa area ristoro per i vip, enorme numero di poltrone e divani necessari a contenere i pregiatissimi sederi del management aziendale e delle centinaia di promoter. Discreto il numero dei visitatori richiamati soprattutto dalla pista di bowling che la compagnia aveva fatto installare per rendere un po’ divertente quell’angolo di padiglione. Atmosfera da Titanic un po’ prima.

Al secondo posto – ex equo – EDEN Viaggi e Settemari.  Ora che i big sono deceduti è importantissimo far sapere che si sta bene e, come da tempi immemorabili, lo si fa facendo gara a “chi l’ha più grosso”. Lo stand, che vi ridete… Quindi ecco due palazzotti di discrete dimensioni troneggiare in mezzo a questi capannoni che sanno tanto di post industriale. Partiamo dalla EDEN. Stand colore bianco virginale, come si conviene ad una donzella che – vista l’aria che tirava – ha utilizzato un chirurgo plastico che, con l’aumento di capitale di svariati milioni operato alcuni mesi fa, le ha ridonato l’illibatezza che si conviene alla dama che è. Belli i promoter, proprio bellini, impegnati a raccontare a tutto il mondo turistico che “… noi i numeri li facciamo, eccome se li facciamo!” E sono talmente in tanti e tanto convinti che ne ho visti due che si scambiavano la stessa frase. Poi, accortisi dell’appartenenza alla stessa famiglia, sono scoppiati a ridere. Comunque notevole affluenza di pubblico. Il loro ultimo contratto commerciale per le agenzie è una schifezza e il loro pricing talmente complicato e improbabile che neppure loro – forse – lo capiscono, ma bevande e stuzzichini erano veramente buona cosa.

Su Settemari c’è da fare un discorso a parte. Passeggiando ho sentito pronunciare la frase “…ormai siamo tra i maggiori competitors del mercato…” e quel “siamo” mi ha fatto capire che a pronunciarla era sicuramente un navigante di tutti i mari del marchio. E mi sono chiesto: ma se questo è uno dei principali competitors, io quante puntate mi sono perso della saga dei T.O.?

Comunque le sorprese non sono finite. Gira e rigira, ecco uno stand di una ventina di metri quadri più o meno, due signorine molto graziose e gentili, pochissima gente discreta all’interno. Nessun clamore e nessuna risata alla EDEN, nessuna foto modello trofeo alla Settemari. Molto inglese, diciamo. Guardo il logo… Alpitour. Lo riguardo. E’ proprio Alpitour! Mah, qualcosa mi sfugge ma pazienza. Allungo il passo (già mi stavo stancando di passeggiare in corsie larghe come autostrade e prive di traffico come in una domenica ecologica) ed ecco alcuni nomi che mi dicono qualcosa: Naar, Tui, Turchese… Nomi che anche in momenti di crisi parlano la lingua della tranquillità e raccontano di aziende che tengono. Eppure i loro stand sono grandi “così”, magari anche un po’ strettini, addirittura preallestiti e senza catering!

Ma che mondo… Alla MSC, EDEN e Settemari mancano solo le ballerine del Moulin Rouge e qui, incredibile, c’è gente che fa i suoi affari in un “monolocale-semplicemente-arredato-con-vista-su-uscita-di-sicurezza-e-senza-neppure-la-macchina-del-caffè”. Cose da matti.

Comunque, i premi per i due stand più “giusti” vanno ad uno che vendeva grossi cuscinoni fantozziani (inizialmente credevo fosse un’area relax intelligentemente allestita da Fiera Milano per far riposare i visitatori, poi ho scoperto che i cuscini erano in vendita) e ad una pista per le mountain bike, molto bella, tutta curve e saliscendi, incessantemente percorsa da giovanotti abbronzati e divertiti. Dimenticavo… Per far capire che per guadagnare è necessario “pedalare”, la ditta delle biciclette è arrivata con un TIR enorme, regolarmente parcheggiato all'interno del proprio stand. E meno male, o il padiglione sarebbe sembrato ancor più vuoto.

Stanco di pormi domando, e passato attraverso l’esposizione di tutti i modelli delle autovetture BMW (ma che cavolo di Salone del Turismo è…) mi sono spostato al Padiglione 7, grande quanto il 6 – dove convivevano un buon centinaio di imprese turistiche – ma occupato da due sole “aziende”: la Sicilia e la Calabria.

Si, avete letto bene, la Sicilia e la Calabria. Un intero padiglione suddiviso in stand enormi, tutti di ottimo design e tutti chiaramente pagati con soldi pubblici, esclusivamente dedicato a due regioni del sud, due regioni con così tanti problemi che sicuramente potrebbero spendere diversamente i soldi dei contribuenti. Ho passeggiato in mezzo a questi monumenti dello spreco guardando centinaia di persone accampate e impegnate a divorare notevoli porzioni di cassata siciliana e a bere quant’altro offerto, ho visto sale convegni con pareti opaline occupate da 4 – ripeto 4… - persone intente a discutere dei cavoli loro ma non sicuramente di turismo, ho visto uno degli stand sul quale capeggiava una grande insegna “Cous-Cous” ma non aveva nulla a che fare col mondo nord africano. No, era solo per chi non gradiva la cassata.

E allora ho deciso di andarmene. Già non aveva senso passeggiare in un padiglione dove a cantare non è la gallina che ha fatto l’uovo ma quella che ha la voce più forte, ma sicuramente era da stupidi camminare in mezzo ai miei soldi, ai vostri soldi e ai soldi di tutti gli italiani usati per dare dell’Italia la parvenza – veramente – di una società di magnaccia.

Ringrazio infine il Ministro Michela Vittoria Brambilla che oggi è comparsa in televisione per informare del Premio riconosciuto al miglior albergo, miglior ristorante e miglior stabilimento balneare. No, non per la pulizia, per la trasparenza dei prezzi o per chissà che altro, no.

Per l’accoglienza riservata ai cani. Che è sicuramente importante ma che, forse, per un industria così tanto in crisi, avrebbe meritato altra priorità.

Il Grillo S..parlante by Autotutela