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PROSSIMA FERMATA: I VOUCHER!

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Augurandoci che il controllore tenga gli occhi aperti per evitare che, da fermata, non diventi il capolinea…

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Le battaglie di retrovia sono ormai pressoché terminate in quanto la chiarezza con cui il Presidente del Consiglio, Mario DRAGHI, si è espresso nel corso della conferenza stampa di lunedì 10 gennaio, lascia ben poco spazio a dubbi o interpretazioni fantasiose: scostamenti di bilancio, in grado di fornire le risorse utili a soddisfare almeno una parte della gran mole di richieste, non se ne prevedono. Quindi, in sintesi, si ripropone la solita frase da avanspettacolo “…bambole, non c’è una lira!”.

Anche sul fronte degli agognati nuovi ristori c’è stata una brusca frenata: per il turismo è stata stanziata, nella Legge di Bilancio, una somma di 150 milioni di euro che – seppure sempre soldi – sono una briciola nel mare delle necessità degli agenti di viaggio. Ci sono poi ancora altri 2 miliardi che lo Stato dovrà distribuire tra i settori più colpiti dagli effetti pandemici, senza dimenticare i Comuni che – anche loro – battono cassa per ripianare i mancati introiti derivanti dalle tasse locali.

E a proposito di “cassa”, poche speranze di tornare ad una CIGS Covid come qualcuno dava per scontato: Il Presidente DRAGHI ha chiarito che la stessa Legge di Bilancio contiene già le necessarie misure di sostegno per i lavoratori introdotte dalla riforma degli ammortizzatori sociali e che, quindi, si dovrà far riferimento al nuovo piuttosto che continuare a guardare indietro, al vecchio.

Ma tutto questo è parte della cortina fumogena lanciata ad offuscare quella che sarà la vera “battaglia che alcune associazioni si preparano a sostenere col Governo: quella sui voucher emessi ormai quasi un paio di anni fa e prossimi alla scadenza.

L’obiettivo che intendono raggiungere è di ottenere una nuova proroga o, in alternativa, di farli rimborsare dallo Stato, due possibilità che ci vedono totalmente contrari, sulla prima, e possibilisti sulla seconda, seppure a fronte di precise condizioni.

Siamo contrari alla proroga perché le agenzie di viaggio si sono già dichiarate tali: in questi due anni gli agenti di viaggio hanno fatto, sui voucher, un lavoro grandioso e di una correttezza esemplare, rimborsando laddove possibile, trasformandoli in nuove opportunità di vacanze ma, comunque, facendo in modo di alleggerirsi di quel fardello seppure con le comprensibili difficoltà. Ora, i voucher che restano nei loro cassetti – e che destano preoccupazioni – sono quelli emessi dai tour operator.

E sono principalmente loro a far pressing per una soluzione che li salvi dal dover far fronte ai loro impegni, nonostante i soldi li abbiano incassati, nonostante abbiano occupato spesso le pagine dei giornali raccontando dei loro investimenti o facendo pubblicare le fotografie dei loro numerosi meeting, eductour, cocktail e cene, sempre con la presenza di centinaia di agenti di viaggio.

Ma se questi stessi operatori e network si dichiarano in crisi economica e si presentano col cappello in mano oggi ad un ministro, domani a un altro, quali soldi hanno utilizzato per fare tutto ciò che hanno ampiamente reclamizzato? La domanda può apparire irritante, ma è fuor di dubbio che ha una sua importanza quando sono proprio le associazioni che rappresentano i “big players” del turismo a chiedere questi provvedimenti.

Dal canto nostro, noi di AIAV non mutiamo posizione:

1) se l’organizzatore ha emesso il voucher in sostituzione di servizi già pagati ai propri fornitori e non è riuscito a recuperare le somme da restituire al consumatore (nonostante con l’art. 88/bis del D.L. 18/2020, come convertito dalla L. 27/2020, Governo CONTE, siano state invocate le “norme di applicazione necessaria”), è pacifico che non possa rimborsare, ed è altrettanto pacifico che a sostituirsi all’organizzatore debba essere lo Stato per mezzo del Fondo Nazionale di Garanzia, istituito proprio per fronteggiare queste circostanze eccezionali;

2) se, invece, l’organizzatore NON HA trasferito le somme incassate ai fornitori o ha, da questi, ricevuto rimborso, totale o parziale, esso DEVE rimborsare il consumatore. Quando la sua situazione economica non lo consenta, lo Stato deve agevolargli l’accesso al credito bancario assicurando – a fronte delle opportune garanzie – tassi d’interesse di favore e tempi di restituzione adeguati alle particolari circostanze.

L’agente di viaggio deve custodire, e rafforzare, il rapporto di fiducia col consumatore che è, da sempre, alla base della sua attività. L’agenzia di viaggi è la prima linea, è quel punto in cui le aspettative del viaggiatore incontrano la serietà e la capacità del professionista, è quella scrivania sulla quale – oltre ai cataloghi – poggiano l’etica e la correttezza che possono rendere duraturo un rapporto.

Dire al cliente che dovrà ulteriormente attendere i suoi soldi equivale a gettare nell’immondizia tutto questo, e non è certo quello che vogliono gli agenti di viaggio.

Quindi, la fermata dei voucher ci vedrà pronti a dialogare con le Istituzioni, ma anche con le associazioni per la tutela dei diritti dei consumatori, con i media e con chiunque possa risultare utile a far comprendere che il business del turismo non può poggiarsi sempre sulle spalle di chiunque tranne che su quelle di chi dovrebbe supportarlo.

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