sp_108396-83873-i_rcIl Tribunale di Milano ha detto “STOP” a UberPop, e ha disposto il blocco di questo servizio sull’intero territorio nazionale. Un grande successo, dunque, per tutte le associazioni di categoria dei tassisti che l’avevano denunciata per “concorrenza sleale”.

Il concetto di UberPop è – era – semplice, e consentiva a chiunque disponesse di un’autovettura di trasformarsi in autista. Sufficiente avere una fedina penale pulita, la patente da almeno 36 mesi e mai sospesa, possedere un’auto non più vecchia di otto anni di medie/grandi dimensioni e con almeno quattro posti ed essere regolarmente assicurati. Un percorso “professionale” semplicissimo che, però, non è piaciuto ai tassisti che hanno visto in pericolo la sopravvivenza della categoria.

Il mercato delle auto pubbliche è ormai totale dominio delle cooperative, ed è stato quindi facile, per loro, unirsi e scendere in piazza con azioni dimostrative prima, e con veri blocchi stradali poi, finendo infine davanti ai Giudici che hanno dato loro ragione.

I Giudici hanno motivato la sentenza stabilendo che UberPop  ha determinato “… un vero e proprio salto di qualità nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”.

Ecco, diciamo che se gli agenti di viaggio fossero uniti come lo sono i tassisti, la stessa accusa – di incrementare e favorire lo sviluppo dell’abusivismo – potrebbe essere mossa nei confronti delle Regioni che, con Leggi assurde improntate ad un liberismo peggiore di quello cinese, oggi concedono a chiunque di svolgere attività le cui caratteristiche ed i cui obblighi sono ben chiari nelle norme nazionali e comunitarie. Invece gli agenti di viaggio preferiscono evitare di coinvolgersi in quanto farlo vorrebbe dire innanzitutto spendere (le associazioni di categoria, si sa, si fanno pagare…) e poi accettare di seguire le direttive organizzative di altri. E tra le due, per un agente di viaggio, non so quale risulti peggiore…

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: oggi contiamo circa 4 abusivi per ogni agente di viaggio, e per quanto se ne parli e per quanto si faccia, l’abusivismo vince sulla categoria dei “professionisti”.

Non crediamo valga più l’alibi della mancanza di tutela: la tutela – se la si desidera veramente – c’è, ma costa richiederla e renderla attiva. Costa soldi e fatica, e forse è per questo che si preferisce un po’ di pianto liberatorio gratuito e indipendente. Intanto i tassisti brindano.