Si, in galera! É quello il luogo in cui devono finire quegli agenti di viaggio che TRUFFANO i loro clienti addebitando loro somme esose, non dovute e magari anche celate al fisco… In galera!

Questo dev’essere stato il pensiero che ha spinto il cliente di un’agenzia di viaggio della Calabria – cliente che chiameremo signor Pianta GRANE – a denunciare alla Procura della Repubblica la “truffa” commessa ai suoi danni da un’agente di viaggio colpevole (secondo lui…) di avergli addebitato ben 14,00 (IVA inclusa) di fee sull’acquisto di un biglietto aereo del costo di circa 120,00 euro, biglietto di una compagnia low cost.

Non ci credete? Male, malissimo! Con la Giustizia non si scherza e col signor Pianta GRANE si scherza ancora meno. Dopo aver presentato regolare denuncia ed aver ricevuto quale risposta, da parte del magistrato inquirente, la proposta di archiviazione del procedimento, il signor Pianta GRANE si è opposto, insistendo affinché si procedesse ai sensi dell’art. 640 del Codice Penale (Art. 640 c.p. Truffa. [1] Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032).

A questo punto, il Tribunale ha accolto la richiesta del signor Pianta GRANE. E alla nostra agente di viaggio non resta altro da fare se non procurarsi un avvocato difensore (ne è stato nominato uno d’ufficio che prima ancora di valutare i fatti ha chiesto alla collega di procedere al pagamento della parcella…) che le verrà fornito dall’AIAV, e presentarsi nella data prevista per essere posta sul banco degli imputati accusata del medesimo reato per cui la ns. Associazione ha mandato alla sbarra numerosi personaggi che si erano appropriati indebitamente di MILIONI di euro ai danni di tanti malcapitati.

In questo caso, abbiamo un "truffatore" che si è fatto pagare 14,00 eurodebitamente annotati sul registro dei corrispettivi e gravati da IVA – per fornire un servizio sul quale le agenzie non percepiscono un centesimo di utile, e che dovrà comunque sedere al banco degli imputati assistito da un penalista che si farà in ogni caso pagare.

Bisogna precisare che il signor Pianta GRANE ha rifiutato la fattura che l’agente intendeva emettere dichiarando che sarebbe stata sufficiente una ricevuta (emessa su carta intestata con la somma incriminata oltre a quella del tkt).

Vi state chiedendo il motivo per cui vi raccontiamo questa storia di vita vera e vissuta? Per essere certi che voi siate sempre attenti e vigili, perché di signori Pianta GRANE è pieno il mondo, perché i nostri Tribunali non hanno il potere di cacciare a pedate questi personaggi ma hanno quello di perseguire il crimine (anche quando è difficile vederlo…). Perché spesso, su Facebook, si sentono dare consigli che – seppure di buon senso – cozzano contro l’imponderabile della mente umana e dell’italica macchina della Giustizia, e perché nessuno creda mai di essere escluso dai giochi…