elemosina-300x190Agenti di Viaggio versus Italo. Vorrei spezzare una lancia in favore della politica commerciale di questa azienda che sta dimostrando di avere le idee ben chiare sul suo passato, presente e, perché no, sul suo futuro. Sono infatti convinto che ciò che fa Italo oggi sia in linea con strategie decise fin dal suo esordio, e che quindi faccia bene a proseguire sulla medesima strada con determinazione e coerenza. Ho finito di spezzare la lancia.

Queste stesse politiche sono state, in passato, seguite da numerosi e svariati attori del teatrino del turismo i quali, “strategicamente”, al loro esordio, si sono  arruffianati la rete  distributiva agenziale per acquisire, rapidamente e con pochi investimenti, la necessaria clientela: sufficiente erogare commissioni che, anche se  ridicole, permettono agli agenti di credere in un rapporto bidirezionale. Dopo il periodo di lancio, la strategia diventa quella di comprimere le commissioni fino ad azzerarle, con lo scopo di mantenere la visibilità e la vendita nelle agenzie di viaggio senza però sostenerne più neanche i (ridicoli) costi.  A quel punto, i rivenditori on-line diventano i beneficiari delle migliori politiche commissionali, mentre la rete tradizionale viene progressivamente abbandonata, anche perché ormai non può più far a meno di vendere al proprio cliente, quindi... perché pagarla?

Infatti non si tratta di una “compressione” che ha, in qualche modo, a vedere con la redditività, né tanto meno con un costo “insostenibile”, ma neanche con la mission delle agenzie di viaggio.

Trovo poco appropriato che a stabilire quale sia la mia “mission” sia qualcun altro che opera da altre parti. Fermo restando che io so perfettamente qual è la mia mission, mi chiedo se gli altri attori sappiano qual è la loro , e se per di più siano in condizione di espletarla.

Conti alla mano, su un biglietto da 19 euro il 3% di commissione equivale a € 0,57. Significa che il vettore, se io vendo quel biglietto, incassa un netto di € 18,43. E questo non è sostenibile? Ci spieghino allora come sia sostenibile vendere migliaia di biglietti a 9 euro ad un grande rivenditore di massa, il quale non fa mistero di avere almeno il 20% di ricavo...  9 euro, meno il 20% (€ 1,80), con un netto di 7,2 euro. Wauuu.. questi si che sono numeri!

Beh, signori, se la mission di un’agenzia di viaggi non è vendere biglietti low cost, vorrei capire qual è la mission di un’azienda di trasporti che paga milioni per pubblicizzare i suoi prodotti in TV e non si trova in tasca 57 centesimi per compensare chi gli ha fatto piovere dal cielo un biglietto da 18 euro utilizzando la propria energia elettrica, il proprio PC ed il proprio tempo.  Però trova in tasca soldi per vendere ad un altro rivenditore i propri biglietti a 7 euro, o no?

Un cliente che vuole acquistare a 9 euro non entrerebbe mai in un’agenzia di viaggi? Con 9 euro in tasca io mi vergognerei anche ad entrare al bar, se è per questo, ma dovrebbe vergognarsi anche chi pensa di fare redditività vendendo biglietti a 9 euro ed incassandone 7.  Il tempo ci dirà con quale segno aritmetico verranno chiusi i bilanci, ed il fisco ci dirà quanti soldi costeranno ai contribuenti queste operazioni di alta finanza commerciale, così come sono già costate le varie compagnie aeree (e non solo) che hanno fatto del low cost il loro cavallo di battaglia.

Non mi piace sindacare le politiche altrui, e non mi piace che altri vengano a sindacare le mie, ma qui il caso è leggermente diverso: è quello di una protesta partita per rivendicare il proprio diritto ad una misera ed inadeguata retribuzione, che si è invece trasformato in un insulto dell’intelligenza altrui.

Qui non si tratta più di protestare, di scioperare, per 57 centesimi: si tratta di comprendere bene con chi si ha a che fare e soprattutto di evitare che il lassismo degli agenti di viaggio, abituati a subire qualunque tipo di vessazione, diventi uno stile commerciale per i tanti profittatori del comparto, un esempio da seguire perché tanto la categoria resta silente.

Io non ho mai dato 57 centesimi ad un mendicante: o un euro, o niente, ed in genere mi ringraziano pure, ma mai nessuno mi ha chiesto l'elemosina propinandomi una filippica su quale sia la mission del mio euro in tasca.

Dario Nicola SCUTO