Sermide dista poco meno di 30 chilometri da Mirandola. Percorrendo la strada che le separa, guardando a destra o sinistra, il paesaggio è uguale: campi ordinati, dalle diverse tonalità di verde e oro, piccole macchie boschive di pianura, i canali d’irrigazione che costeggiano le strade. Le costruzioni sono piccole, villette costruite negli ultimi trent’anni o cascinali come quelli di una volta, tutte a indicare un forte attaccamento a una terra che promette molto solo a guardarla.

Di colpo lo sguardo viene attirato da alcuni particolari: ogni giardino, piccolo o grande che sia, ha una tenda da campeggio montata a ragionevole distanza dalla costruzione in mattoni. Ogni giardino, nessuno escluso. E poi, a ben guardare, si iniziano a vedere alcuni graffi su quel paesaggio fino a pochi istanti prima idilliaco. Graffi che si rappresentano con tetti sfondati, pareti crollate, piccole montagnole di calcinacci, pietre e tegole. E tu sai che li, prima, c’era una casa.

Man mano che ci avviciniamo a Mirandola i graffi si fanno più evidenti, soprattutto quando spiccano chiaramente sui tanti capannoni industriali che, qui, rappresentano una ricchezza imprenditoriale assoluta e di eccellenza che spazia dal bio-medicale alla piastrella, dal formaggio alle attrezzature industriali, dai prodotti della terra ai trasporti. Anche qui pareti crollate e altre tenute in piedi dalle benne di grandi scavatori in attesa di puntelli meno dinamici, tetti sfondati crollati sui prodotti pronti per essere trasportati nei centri di distribuzione ora trasformati anch’essi in macerie. Anche qui montagnole – ma più alte – di detriti, a raccontare qualcosa che fino a ieri c’era e oggi non c’è più.

A Mirandola ci aspetta la Polizia, che ringraziamo, insieme a Franco Perini - che in questi giorni si sta dimostrando non tanto un collega ma, piuttosto, un vero e grande amico di tutti i colleghi - e ci aspettano gli agenti di viaggio, quelli che hanno potuto venire perché “liberi da altri impegni” e che dedicano le loro giornate alla ricerca di un container o di una roulotte dove poter riprendere il lavoro, ma che soprattutto si chiedono dove potranno piazzare questo tanto nuovo quanto provvisorio ufficio, visto che nulla si sa e nulla è dato di sapere.

Le storie sono quasi identiche, una la fotocopia dell’altra: zone rosse alle quali non si accede o perché ci sono stati i crolli che hanno messo fine al lavoro di tanti, o – i crolli – sono attesi, o temuti, e dove si trovano le tante insegne di travel, viaggi, tour… Agenzie chiuse perché inagibili (ma qui è tutto inagibile…), o crollate, o lesionate. Agenzie immobili, cristallizzatesi nel momento in cui la terra ha tremato e tutti sono scappati lasciando computer, pratiche, documenti di viaggio, soldi. In alcuni casi qualcosa si è potuto recuperare, in altri da recuperare non c’era più nulla.

Inizia l’inevitabile e fredda conta dei danni mentre si calcola ciò che si potrà fare con i denari che agenti di viaggio e tour operator continuano a donare: "...io avrei bisogno di qualche scrivania, ma piccola perché ce ne devono stare 3 nel container...", "... io avrei forse bisogno di un computer, ma non ho le pratiche..." o, ancora, "...io non ho più l’agenzia: come faccio?" .

Mirandola. E poi Cavezzo, San Felice sul Panaro, Carpi. Qui, addirittura, una intera via del centro risulta inagibile in quanto il gatto ha voluto benevolmente graffiare solo due comignoli che ora ondeggiano leggermente. Sufficiente rimuoverli per ridare vita ad una strada, ma è più facile chiudere la vita di una quarantina di negozi con una striscia di plastica bianca e rossa e mettere una macchina della polizia municipale a bloccare le velleità di chi vorrebbe continuare, seppure con fatica, la propria vita.

Non c’è dubbio che questa terra, questa gente, si risolleverà, ma sarà grazie alla loro determinazione e non certo all’aiuto degli altri: tutti gli sforzi sono ammirevoli, gli alpini che non mancano mai e la Protezione Civile con le tendopoli erette di fianco a quelle della Croce Rossa, i Carabinieri e la Polizia che controllano il territorio, aiutano un anziano a scendere da uno scalino piuttosto alto e sorridono ai bambini, il personale dei Comuni e delle Circoscrizioni che smaltiscono pratiche su pratiche sotto gazebo improvvisati, sempre dispensando una battuta. Ciò che però manca è quella continuità nella cosiddetta "linea del comando", quell'organizzazione che da sola basterebbe a ridare slancio e grinta. 

Poi il viaggio verso la nostra casa. Che è al sicuro in altre regioni risparmiate dal gatto. Nel percorrere i chilometri d’autostrada che ci dividono, però, ci rendiamo conto che un pezzo del cuore è rimasto tra quelle strade, tra quelle case, tra quella gente. E sappiamo che d’ora in poi, per noi, la piadina avrà un sapore diverso. Più buono.

Continuiamo ad aiutare l’Emilia Romagna: qualcuno ha scritto che forse le agenzie di viaggio sono troppo poche per poter rappresentare un aiuto concreto per chi ne ha bisogno, ma noi – al contrario – crediamo che il contributo che ADV e T.O. sapranno dare sarà prezioso come e più di altri. Perché vorrà dire che la nostra, a dispetto di tutto, è ancora una categoria. Graffiata, ma una categoria.