La nuova tassa sui personal computer – e non solo su quelli – non è da considerarsi “nuova” in quanto risale addirittura ad un Regio Decreto del 1938, epoca in cui PC, Smartphone, IPad e IPod nemmeno erano pensabili. Eppure, oggi, la RAI ci chiede questi soldi che nessuno di noi gli vuole dare. E che, probabilmente, mai gli darà. Ma come evitare il pagamento della tassa senza diventare preda dell’insaziabile sgherro di Stato che risponde al nome di Equitalia?    

IMPORTANTE! - Il Governo ha convinto la RAI a rinunciare al Canone su PC, Tablet, Smartphone, ecc. ecc. - La decisione è già stata annunciata.

  

Intanto ricordiamo che la RAI è interamente controllata dal Governo, e ricordiamoci che il Governo è perfettamente a conoscenza del fatto che l’importo richiesto è del tutto diverso da un credito: infatti, nel corso degli anni, la questione di questa tassa da tempo ventilata e mai applicata è stata sottoposta al parere di numerosi organi – tra i quali l’Agenzia delle Entrate – senza che anche uno solo di questi potesse dare un parere favorevole e privo di dubbi.

Quindi la RAI sa di chiedere un canone che, certamente, non gli è dovuto.  Per questo motivo i nostri legali hanno optato per la presentazione di un INTERPELLO proprio all’Agenzia delle Entrate, col quale chiedere un parere certo e definitivo sulla liceità della richiesta della RAI nonché un parere su quali apparecchi d’uso comune – e potenzialmente tassabili sulla base del medesimo principio – debbano pagare il dazio. 

In questa circostanza, sulla base dell’INTERPELLO, l’Agenzia delle Entrate ha l’obbligo di rispondere entro il tempo massimo di 120 giorni: in caso di mancata risposta, non si paga.  Ed avendo già più volte dichiarato di non essere in grado di fornire un parere certo, l’Agenzia delle Entrate non risponderà

Potete scaricare il modulo dell’  INTERPELLO AD AGENZIA DELLE ENTRATE e la tabella con i recapiti delle sedi regionali dell’AdE,  AGENZIA delle ENTRATE Dir Regionali riportarlo su vostra carta intestata, riempire gli spazi vuoti e spedire allegando copia della richiesta di pagamento pervenutavi. Poi aspettate 120 giorni e, infine, mettete tutto in quell’enorme fascicolo contrassegnato dalla dicitura “Anche questa volta ci hanno provato”.

Nel frattempo, la RAI – pure lei alla frutta – avrà perlomeno messo nei “crediti” la somma totale di quanto avrebbe voluto incassare. Questa, per qualcuno, è finanza creativa, per noi, invece, è solo truffa.