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Sono – lo confesso – un assiduo lettore di ciò che viene postato e commentato da viaggiatori e agenti di viaggio sui principali social network, in particolar modo su Facebook, e sono sempre stato colpito dalla motivazione (sempre dichiarata…) che spinge i primi a viaggiare e i secondi a “far viaggiare”: la passione.

La passione è un sentimento forte, impetuoso, che trova ragione di esistere nel piacere procurato dai sensi: gli odori delle spezie in un mercato orientale, la vista della grandiosa bellezza di un canyon, il sapore di un’ostrica gustata ascoltando il rumore del mare. E Le mani che sfiorano tessuti, lavori in legno, colonne di marmo… Non è ragione: è passione. È viaggiare, e far viaggiare, per provare e far provare emozioni.

Ma la passione non deve farci dimenticare che tutto ciò che ci regala piacere dev’essere protetto, curato, conservato per noi e per chi verrà dopo di noi. Il nostro mondo non è infrangibile e l’essere umano ne abusa continuamente quasi non ne fosse parte, quasi non si rendesse conto che il piacere di viaggiare deve assolutamente accompagnarsi al piacere di accudire la terra, le acquee l’aria che respiriamo.

L’ambiente, insomma.

Oggi conosciamo i rischi rappresentati dalle plastiche, dagli sversamenti chimici, dalle emissioni gassose, dall’impoverimento delle specie vegetali e animali, della drastica riduzione delle api. E per mantenere la passione del viaggio, e del nostro mondo, dobbiamo diventare parte attiva nella sua protezione. Come?

Ad esempio informando i viaggiatori su ciò che sono le “specie aliene”, che non sono marziani ma, più semplicemente, sono quelle specie di vegetali o di animali trasportate dall’uomo (volontariamente o involontariamente) al di fuori della loro area d’origine. Un esempio di specie aliena vegetale è l’acacia, che troviamo frequentemente nelle nostre città, nei nostri giardini: l’acacia è originaria degli Stati Uniti ed è stata portata in Europa (in Francia) dai giardinieri del re Luigi XIII e poi diventata comune in ogni Paese europeo. Una specie aliena animale, invece, è la zanzara tigre, originaria del sud-est asiatico e introdotta (sicuramente involontariamente…) in alcuni Paesi europei tra gli anni ’70 e ’80. Oggi è tra le specie aliene “invasive” più conosciute e fastidiose, e con la sua dolorosa puntura è in grado di causare gravi reazioni fino ai virus Chikungunya (2007) e Zika in anni recentissimi.

Quindi, se è vero che le specie aliene possono rappresentare uno squilibrio naturale, quelle invasive – capaci di adattarsi e svilupparsi rapidamente – rappresentano un enorme danno a causa delle mutazioni che creano negli ecosistemi, spesso accompagnate da ricadute economiche e problemi sanitari. Ed è proprio per la pericolosità delle IAS (Invasive Alien Species) che l’Unione Europea ha creato il Regolamento UE 1143/2014 contenente la descrizione degli interventi coordinati ed omogenei da opporre ai loro effetti negativi. Il Regolamento contiene inoltre un elenco di queste specie elaborato sulla base di criteri precisi e definiti, che viene periodicamente aggiornato con l’inserimento di nuove specie ritenute rilevanti e con l’eliminazione di altre non più considerate pericolose.

L’AIAV – Associazione Italiana Agenti di Viaggio – sensibile a queste problematiche e desiderosa di dare il massimo supporto ai principi di turismo attivo, etico e sostenibile, ha sottoscritto un PROTOCOLLO D’INTESA unitamente a LIVE ASAP – Alien Species Awareness Program, progetto co-finanziato dall’Unione Europea e coordinato da ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Perché in questo scenario, noi agenti di viaggio possiamo fare la nostra parte.

Possiamo infatti educare i nostri clienti sulla pericolosità derivante dalla mutazione ambientale e aiutarli ad essere anche loro protagonisti della tutela e della protezione del pianeta. Tutto con pochissimi, basilari accorgimenti.

La terra che rimane incastrata nella suola di un paio di scarponcini da trekking contiene mediamente 14 mila cellule di funghi, un milione di batteri e due o tre semi di piante. Se si porta con se della frutta fresca, si trasferiscono da un paese all’altro acari, larve di insetti e batteri in gran quantità. Tutto questo in modo inconsapevole, ma ci sono moltissimi casi di viaggiatori che trasportano specie aliene in maniera volontaria: il piccolo camaleonte comprato al mercatino del villaggio indiano, la coppia di insetti stecco da regalare all’amico entomologo, i bulbi o i bonsai asiatici da piantare nel giardino di casa… Sono tutti casi di trasporto e introduzione volontaria di specie aliene. Quindi, insegniamo ai nostri clienti questi piccoli accorgimenti da adottare prima di mettersi in viaggio per tornare a casa:
1. Informarli sui rischi legati alle introduzioni di specie aliene invasive
2. Informarli sulle norme che regolano il trasporto di piante e animali da un paese a un altro
3. Informarli se nei luoghi che visiteranno sono presenti specie aliene invasive e quali siano i principali rischi
4. Accertarsi di non trasportare involontariamente specie aliene invasive controllando attentamente calzature e vestiti prima di partire e rientrare a casa o prima di spostarsi lungo il viaggio e pulendo accuratamente le attrezzature usate per praticare attività all’aperto (es. pesca, immersioni, trekking, cicloturismo), soprattutto se dovranno poi spostarsi in ambienti naturali protetti o vulnerabili
5. Verificare che il bagaglio non contenga animali (in particolare insetti) entrati inavvertitamente
6. Non portare a casa animali, piante, semi, legno e rocce raccolti/e durante il viaggio
7. Assicurarsi che piante, semi o bulbi acquistati durante il viaggio non siano di specie aliene invasive
8. Non rilasciare in natura eventuali piante o animali acquistati o trasportati involontariamente
9. Diffondere le conoscenze rendendo consapevoli altri viaggiatori su rischi e precauzioni da adottare viaggiando per evitare di introdurre specie aliene invasive
10. Viaggiare in modo consapevole, facendo sì che il ritorno a casa sia accompagnato solo da emozioni e ricordi.

Di tutto questo, la natura, il pianeta, il gusto del viaggiare ma – soprattutto – i nostri figli, vi ringrazieranno.

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